In vista delle elezioni amministrative che si terranno domani e dopodomani in Lombardia e in tutta Italia, abbiamo intervistato il Coordinatore della Lega Lombarda, on. Fabrizio Cecchetti.
Domani molti comuni lombardi andranno al voto. Quali sono gli elementi che distinguono la Lega dagli altri partiti, anche nostri alleati?
Le priorità. L'agenda della Lega a livello governativo, regionale e amministrativo è dettata da due semplici temi: concretezza e buonsenso. La priorità (che ha portato alla nascita di questo governo) è uscire dalla situazione emergenziale, sia dal punto di vista sanitario, sia da quello economico, che la pandemia ha provocato. Dal punto di vista sanitario abbiamo sicuramente superato l'emergenza, grazie al piano vaccinale e al virtuosismo di regioni come la Lombardia (dove, senza nessun tipo di obbligo, è andato a farsi vaccinare il 90% della popolazione). Adesso serve creare opportunità lavorative perché il Covid ha messo in ginocchio tante realtà economiche e produttive e mandato per strada tanti, troppi lavoratori. Dall’altra parte le priorità sono ben altre: c’è chi vuole immobilizzare il Parlamento per due settimane per parlare del ddl Zan, c’è chi vuole occuparsi di Ius Soli, chi vuole liberalizzare le droghe leggere, e così via. E’ una questione di priorità. Non dico che non siano temi da affrontare, ma certamente non sono da affrontare ora, perché adesso la gente ha bisogno di certezze, di speranze e di rilancio.
Recentemente il Ministro Gelmini ha riaperto il dossier autonomia. Secondo te potrebbe essere la volta buona per la Lombardia?
Ogni apertura fatta dal governo non può che fare piacere. Il problema di fondo è che la contrattazione è tra Stato e Regione e qui c'è una complicanza, perché il Presidente Mattarella ha richiesto un passaggio parlamentare di ratifica dell’accordo che verrebbe fatto tra Lombardia e stato centrale. Passare dal Parlamento significa incontrare l'opposizione di PD e M5s che al momento hanno ancora una maggioranza forte in questo Parlamento. Pur dialogando con PD, M5S e anche qualche nostro alleato risulterebbe impossibile portare avanti una trattativa che preveda temi fondamentali come sanità, istruzione e le relative risorse. Siamo ovviamente disposti a sederci a un tavolo e trattare: lo dobbiamo ai tre milioni di cittadini lombardi che il 22 ottobre 2017 sono andati a votare al referendum, dando un segnale molto forte.
A proposito di autonomie, cosa pensi del recente arresto di Carles Puigdemont ad Alghero? Qual è la tua posizione sulla questione catalana?
Penso sia gravissimo che un parlamentare europeo venga fermato in suolo italiano da una Procura italiana ed è ancora più grave considerando che clandestini, jihadisti o foreign fighter transitano sul territorio italiano senza essere mai fermati. Sono stato a Barcellona nei giorni del referendum e delle successive manifestazioni oceaniche, sono stato testimone diretto e posso assicurare che tutto il dibattito si è svolto in maniera pacifica, istituzionale e democratica. Spero che l’Italia non si presti alle richieste spagnole, non accetti alcuna richiesta di estradizione e rilasci Puigdemont, il quale non ha commesso alcun reato sanzionabile dal nostro diritto. Altrimenti saremmo di fronte ad un arresto politico e sarebbe ancora più grave. Io, personalmente, seguo la questione catalana da 15 anni: anche quando ricoprivo ruoli istituzionali in Consiglio Regionale ho sempre avuto ottimi rapporti con le istituzioni catalane. Questo mi ha permesso di conoscere bene le istanze degli indipendentisti.
Quali saranno le nuove sfide da affrontare dopo le amministrative?
Come dicevo, la Lega è entrata in questo governo per due motivi: il superamento della pandemia e il rilancio economico, ad esempio veicolando i fondi del PNRR regioni dove sono più utili, come la Lombardia, come stiamo cercando di fare. Dopo le amministrative i due punti fondamentali rimangono ancora questi: rilancio, lavoro e poi, ovviamente, il tema dell’autonomia, che rimane sempre aperto. Stiamo già lavorando per prepararci a questa contrattazione che era già stata aperta nel primo Governo Conte, poi interrotta dai no di Boccia e dei 5 stelle.
L’appello al voto rimane lo stesso: il 3 e 4 ottobre andiamo a votare candidati sindaci e amministratori della Lega, perché sono la certezza e la garanzia del buongoverno, come abbiamo dimostrato al governo e in Regione.
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