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Filippo Raglio

La Corsica brucia - Intervista a Thierry Biaggi

Intervista all’attivista corso Thierry Biaggi


Negli ultimi mesi la Corsica ha assistito al risveglio di un sentimento nazionalista isolano, sfociato in numerose manifestazioni, anche violente. La scintilla che ha acceso l’incendio è scaturita il 2 marzo, con l’aggressione in carcere ad un detenuto indipendentista, avvenuta nonostante il regime di sorveglianza speciale. Il 61enne Yvan Colonna scontava la pena per l’uccisione di un prefetto francese sull’isola. Le ferite riportate lo hanno poi condotto alla morte il 21 marzo. L’ondata di rabbia, per quella che i corsi vedono come un’aggressione della quale lo stato francese si è reso complice, ha portato in piazza le più disparate formazioni politiche isolane, al grido di “statu francese assassinu”. Ai Corsi stava già molto stretto il vestito centralista dell’ordinamento francese, che ad oggi concede all’Isola (Collettività Territoriale Unica) pochi spazi di autonomia, comunque inferiori a quelli di una regione italiana a statuto ordinario.

Tra le forze politiche mobilitatesi, c’è anche il partito sovranista corso Forza Nova, per il quale intervistiamo Thierry Biaggi.





La prima cosa che balza all’occhio è il suo cognome, Biaggi, che non assomiglia a quelli francesi a cui siamo abituati.

I cognomi che portano generalmente i Corsi di antica origine si trovano soprattutto nell'Italia settentrionale: Toscana e Liguria. Ma oggi troviamo cognomi sardi o calabresi, frutto della più recente immigrazione italiana. Siamo un popolo "italico", di origine, lingua, cultura.


C’è quindi una vicinanza storica con l’Italia. Ebbene, oggi, esiste ancora un rapporto tra Italiani e Corsi? E soprattutto in questo momento, per voi sarebbe importante ricevere supporto da parte italiana?

Prima e durante la Seconda Guerra Mondiale i “Corsisti” (movimento isolano filo italiano, ndr) operarono per il riavvicinamento con l'Italia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i Corsisti e in seguito gli Autonomisti e i Nazionalisti vollero invece allontanarsi dall'Italia. I legami si sono re-intrecciati da diversi anni grazie ad associazioni religiose e culturali. A livello istituzionale, Corsica e Regione Sardegna stanno sviluppando una fruttuosa collaborazione. Corsi e Sardi hanno dimostrato immancabile solidarietà durante gli eventi degli ultimi anni (ad esempio durante le inondazioni). Nel periodo difficile che stiamo vivendo, siamo felici dei tanti appoggi ricevuti dalla penisola e dalle isole. Da segnalare in particolare il sostegno alla causa corsa dell'associazione "Pasquale Paoli", che moltiplica le manifestazioni, gli interventi mediatici, le edizioni di libri, scambi tra corsi e italiani sui social network. La Corsica è "romana" nello spirito e nella civiltà. Il legame tra Corsica e Roma è essenziale, eterno, sacro.


Entrando più nello specifico delle vostre rivendicazioni: secondo Lei la Corsica può reclamare l’indipendenza dalla Francia, o deve puntare all’autonomia?

Noi, Forza Nova, difendiamo l'idea di "sovranità condivisa", cioè di un'ampia autonomia su una base politica: quella del riconoscimento del popolo corso e dei suoi diritti sulla sua terra.

L'indipendenza è una possibilità futura, soprattutto in caso di crollo della Francia. Una vera autonomia consentirebbe al nostro popolo di proteggersi dalle delusioni e dagli eccessi del regime globalista di Parigi. Si tratta anche di combattere la speculazione immobiliare, la colonizzazione degli insediamenti, l'emarginazione dei corsi nelle loro terre.


Il governo francese ha aperto all’autonomia dopo le dure proteste di questi giorni. Secondo Lei si arriverà a qualcosa o è solo una mossa di Macron per calmare le acque in vista delle elezioni presidenziali?

L'autonomia come concepita da Macron non può che essere amministrativa, senza identità o contenuto politico, secondo la logica globalista del potere parigino. La natura stessa di un tale regime preclude il riconoscimento di un popolo europeo autoctono. Lo scontro continuerà, pertanto. Il primo obiettivo dell'attuale movimento è il riavvicinamento, poi la liberazione dei prigionieri politici.


Nelle immagini che ci giungono dalla vostra isola, vediamo anche molti giovani partecipare alle proteste (e alle violenze). La “Generazione Erasmus” corsa sente la causa identitaria?

Il nazionalismo corso è radicato, identitario, entra quindi in conflitto con la logica assimilazionista e giacobina della Repubblica Francese. Non c'è davvero una "Generazione Erasmus" in Corsica. Il movimento nazionalista è composto anche dagli studenti dell'Università di Corte, dai gruppi culturali, dai tifosi di calcio. I giovani sono in prima linea nello scontro, ma è il nostro popolo nel suo insieme che sta affrontando l'apparato statale, che sta combattendo. L’intero popolo corso è in uno stato di autodifesa.





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