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Nicola Chiribella

Presidenzialismo all'italiana

A Gennaio Sergio Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica, dopo un'elezione difficile che ha visto i partiti in netta difficoltà con la drammatica conseguenza di riaprire conflitti prima sopiti all'interno delle coalizioni e degli stessi partiti. Questa elezione è stata considerata fondamentale da parte di tutte le forze politiche, un nodo cruciale della legislatura, e ha generato dei continui colpi di scena non compresi dalle persone comuni che evidentemente si sentono distanti dai "teatrini" della politica e vogliono risposte in tempi certi. L'importanza di tale elezione è data dal fatto che il Presidente della Repubblica, infatti, è la personalità politica più importante capace di influenzare la vita pubblica e i governi del nostro Paese per i prossimi 7 anni.

Questa forte influenza è il risultato di un processo storico-istituzionale che nei fatti ha cambiato il sistema costituzionale in vigore dal 1948. Il Capo dello Stato da mero garante ed arbitro della Costituzione è progressivamente diventato un attore fondamentale del sistema politico italiano. Un’Istituzione capace di indirizzare politicamente il Paese e determinante nella formazione dei governi. Si possono citare vari esempi, per esempio la nascita del Governo Monti e del Governo Draghi, fortemente incentivati dal Colle, e nell’ultimo caso Mattarella ha espressamente escluso (o meglio ha dichiarato che lo reputava molto difficile farlo in piena Pandemia) la possibilità di andare ad elezioni anticipate. Sempre con Mattarella occorre ricordare la mancata nomina di Savona come Ministro dell’Economia nel Conte I, a causa delle sue posizioni critiche verso la gestione dell’Euro. E da ultimo si può segnalare l’attivismo del Presidente della Repubblica nei negoziati che hanno portato alla firma del Trattato del Quirinale, assumendo un vero e proprio ruolo fondamentale in Politica estera.

Occorre precisare che gli ultimi Presidenti della Repubblica non hanno violato la Costituzione, e neanche l’hanno forzata: seppur ci si è allontanati dall’Idea che avevano i Costituenti del ruolo del Capo dello Stato, gli ultimi inquilini del Quirinale hanno rispettato la Costituzione. Facendo una metafora calcistica, si può affermare che la figura del Presidente della Repubblica sia passata da essere l’arbitro della partita a non dico giocatore in campo, ma sicuramente allenatore, che dal Colle dirige la squadra della Politica italiana. I motivi sono molteplici, ma sicuramente un fattore preponderante è la cronica instabilità dei governi e soprattutto la debolezza della classe politica e dei partiti, che hanno reso la Presidenza della Repubblica l’unica istituzione stabile e solida. In Italia si è passati da una Repubblica Parlamentare ad un sistema semipresidenziale “de facto”, tale da rendere le elezioni del Presidente della Repubblica, come l’appuntamento politico per antonomasia. A questo punto, per riequilibrare il sistema, perché non prevedere l’elezione diretta del Capo dello Stato da parte dei cittadini? Perché se il Presidente della Repubblica è oramai “allenatore” delle Istituzioni nazionali, perché non farlo eleggere dai cittadini in modo da ricreare una sintonia tra “palazzo” e “paese”?


L’elezione diretta del Capo dello Stato è la regola in Europa:


Tolte infatti le Monarchie, solo l’Italia, la Svizzera, Malta, la Germania, l’Ungheria, l’Estonia, la Lettonia, la Grecia, l’Albania e il Kosovo prevedono l’elezione del proprio Presidente da parte del Parlamento: in tutti gli altri stati sono i cittadini ad eleggere direttamente il Capo dello Stato. Occorre notare che non tutti sono stati ascrivibili alla forma di governo “semi-presidenziale” o “presidenziale”, ma molti sono stati “parlamentari” dove comunque il Capo di Governo è il Primo ministro, molto spesso con parlamenti eletti proporzionalmente. Guardando al caso italiano, credo che occorra equilibrare il ruolo odierno del Presidente della Repubblica, che ha assunto una posizione fondamentale per gli assetti politici, con un chiaro mandato popolare, tale da rendere più in sintonia il Palazzo con gli elettori, e tale da indirizzare direttamente o indirettamente lo Stato secondo una visione compatibile con quella del Paese. E soprattutto per responsabilizzare il Quirinale nei confronti degli elettori, i quali potranno giudicare la bontà o meno delle scelte compiute. Insomma sarebbe bello, al posto di vedere questi accordi sottobanco, strategie e tattiche, avere una vera campagna elettorale per le Presidenziali, dove a decidere chi deve abitare sul Colle siano i cittadini con una scheda in mano.

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