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INTERVISTA A FABRIZIO CECCHETTI

Immagine del redattore: Alessandro PirolaAlessandro Pirola

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Dal primo manifesto, quasi 30 anni fa, ho dedicato energie e passione alla Lega Nord, di cui sono diventato militante nel 1995 e che ho rappresentato con orgoglio all'interno del consiglio comunale della mia città, Rho, dal 1998 al 2015. Dopo cinque anni da coordinatore del movimento universitario della Lega, nel 2005 sono stato eletto consigliere regionale e, rieletto nel 2010, ho avuto l'onore di diventare nel 2012 il più giovane Presidente del consiglio regionale della Lombardia. Dal 2018, dopo altri cinque anni di impegno in Regione, ricopro in Parlamento il ruolo di Vicepresidente vicario del gruppo Lega alla Camera dei deputati. In questi anni ho avuto l'incarico di guidare alcune sezioni e dal 2017 al 2019 la segreteria provinciale di Milano. Oggi, grazie alla fiducia del nostro Segretario Federale Matteo Salvini, ho la responsabilità di condurre la Lega Lombarda: un onore, ma soprattutto una sfida importante in questo periodo delicato. Quale deve essere, secondo te, il ruolo dei Giovani nella Lega Lombarda e quanto è importante per un partito avere un movimento giovanile forte? I Giovani sono il futuro. Lo si sente dire spesso, ma altrettanto spesso restano solo parole. Uno dei miei obiettivi da neo coordinatore della Lega Lombarda è coinvolgere i Giovani della Lega, convinto che un movimento giovanile forte sia sintomatico di un partito che guarda al futuro. I giovani sono sensibili alle tematiche più significative perché ne vivono le difficoltà, dalla scuola al lavoro, passando per l'economia. Da sempre il compito più difficile e contemporaneamente più importante della politica è mettere le basi per il futuro a cui le nuove generazioni, per altro sensibilmente colpite nella socialità e nell'istruzione dalla pandemia, possano guardare con fiducia. Da più di un anno la Lombardia è sotto attacco. Come valuti questo accanimento “anti-lombardo” della sinistra? Il covid-19 e la convivenza con le restrizioni hanno reso ancora una volta evidente lo storico ruolo della Lombardia quale motore trainante dell'intero Paese, insieme a tutte le già note eccellenze lombarde che questa volta però hanno dovuto pagare un costo molto alto per sopravvivere, per lo più reinventandosi. Quello che la sinistra in modo pretestuoso ha fatto e continua a fare è mettere in dubbio la capacità di riscatto della nostra Regione e la competenza dei suoi governanti, che per la prima volta nella storia del dopoguerra si sono trovati ad affrontare un'emergenza senza precedenti. Scaricare responsabilità sulla giunta lombarda, fingendo per altro di ignorare le colpe del governo giallorosso, sa di un tiro mancino di chi cerca di approfittare della situazione per costruirsi la prossima campagna elettorale. La risposta migliore a tutti questi attacchi è

senza dubbio la capacità di dialogo con enti, imprese e cittadini per pianificare e supportare il rilancio della Lombardia, forti anche di una giunta regionale rinnovata e potenziata. Quali sono i principali temi su cui la Lega Lombarda si dovrà concentrare una volta finita la pandemia? La Lega Lombarda avrà il compito difficile di dare risposte serie, concrete e puntuali per ridare fiducia a cittadini e imprese. Stiamo parlando di una delle regioni più importanti del mondo e la progettualità dovrà tenere conto della scelta referendaria con cui il popolo lombardo si è espresso nell'ottobre 2017. L'autonomia è prioritaria, la Lega lo sostiene da anni, ma le conseguenze della pandemia la rendono addirittura urgente: innescare miliardi di risparmi per le regioni che avranno maggiore autonomia su una serie di competenze con le relative risorse, sviluppare economie di scala, riducendo gli sprechi e migliorando i servizi, rappresenta senza dubbio una via di buon senso da intraprendere per rafforzare il nuovo assetto economico che si costituirà con il sostegno delle istituzioni.


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