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Ricordiamo Gianfranco Miglio, padre del federalismo italiano

Oggi 11 Gennaio ricorre l’anniversario della nascita del professor Gianfranco Miglio. Lo ricordiamo perché, quando nel 1990 si avvicinò alla Lega Nord, contribuì a trasformarla in una forza del cambiamento. Scienziato della politica e costituzionalista esperto, il suo pensiero si basava su un progetto di riforma federale nella quale le macroregioni avrebbero svolto un ruolo chiave. Critico acerrimo del centralismo romano, come il pensatore risorgimentale Carlo Cattaneo, auspicava un'Italia che prendesse a modello il sistema federale svizzero, in cui le diversità locali venissero rispettate e valorizzate. Verso il 1999 sostenne come extrema ratio la secessione del Nord dal resto dell’Italia. Riportiamo un suo inciso a riassunto del suo pensiero:


Tutta l’Italia settentrionale nel suo insieme costituisce una armonica unità geografica, economica, etnica e spirituale, degna di governare sé stessa.





Il suo pensiero federale mirava a creare più centri di potere, in equilibrio fra di loro andando così a scardinare tutto quel sistema clientelare che si era creato fin dall’Unificazione ed era proseguito fino alla Prima Repubblica. Speriamo che le sue parole siano di buon auspicio per l’iter della legge sull’autonomia regionale che a giorni verrà discussa in Senato. Se essa dovesse passare non dovrebbe essere vista come la fine di un percorso, ma l’inizio di una rivoluzione che andrà a scuotere una visione anacronistica dello Stato.


Le problematiche enunciate da Miglio negli anni ‘90 del secolo scorso sono tutt’ora presenti. Miglio aveva compreso che l’Italia non era ancora matura per arrivare al federalismo, ma bisognava attendere molti anni ancora. Le stesse regioni, nate da una riforma del 1970, presentano numerose problematiche nei rapporti con lo stato centrale per quanto riguarda le competenze ad esse distribuite. Bisogna quindi intervenire sull’articolo 5 della costituzione che recita che la Repubblica è una e indivisibile e pur promuovendo le autonomie locali non concede totalmente alle regioni i poteri: impositivo e di legislazione esclusiva. Il Professùr - come veniva chiamato dai leghisti - si era avvicinato al partito quando la Lega era considerata, sì, forza rivoluzionaria, ma anche un paria della politica italiana: mise a disposizione la sua cultura, la sua credibilità e la sua reputazione al servizio della causa. Anche se le strade con la Lega si erano divise, noi tutti gli dobbiamo molto e conserviamo verso di lui una stima ed un affetto imperituri.


Gianfranco Miglio ci ha fornito dei nuovi modelli politici, con nuove forme di legittimazione del potere. Ha capito che dovevano essere messe in campo nuove dottrine post-statuali poiché si stava preparando il declino dello stato centralista. Ireferendum del 2017 promossi dalla regione Lombardia e dalla regione Veneto hanno accolto una visione ampia nella quale le popolazioni con il loro voto positivo verso l’autonomia hanno dimostrato che si è arrivati ad una maturità e consapevolezza della necessità di avere rappresentanti politici ed istituzioni più vicine ai territori. Il processo è stato condiviso anche da una regione di sinistra come l’Emilia-Romagna fa ben sperare e dimostra che la via della riforma in stato federale è più vicina.

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