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#GIUSTIZIAGIUSTA 6: Abolizione del decreto Severino

Cosa chiede il quesito?

Si chiede l’eliminazione del Decreto Severino e la restituzione ai giudici della facoltà di decidere se applicare o meno l’interdizione dai pubblici uffici.


Che cos’è il Decreto Severino e che conseguenze negative ha avuto?

L’avvocato Paola Severino è stata Ministro della Giustizia dal 2011 al 2013, durante il Governo Monti. Il Decreto che porta il suo nome prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna. Ha valore retroattivo e prevede, anche a nomina avvenuta regolarmente, la sospensione di una carica comunale, regionale e parlamentare se la condanna avviene dopo la nomina del soggetto in questione. L’inadeguatezza giuridica di questo Decreto si è più volte palesata dal momento in cui nella maggior parte dei casi, gli Amministratori Pubblici condannati, sono stati costretti alle dimissioni per poi essere assolti e reintegrati nel loro ruolo perché innocenti, creando nel frattempo ingestibili vuoti di potere. C’è poi da considerare che il Decreto va ad invadere la sfera privata, sancendo un rapporto che non dovrebbe esserci, tra vicende penali personali e onorabilità dell’istituzione pubblica le cui cariche la persona ricopre. Ciò che risulta grave è l’intromissione politica nella vita amministrativa di chi gestisce la cosa pubblica, specialmente se consideriamo che il Decreto Severino prevede la sospensione anche per condanne in via non definitiva, quindi, sempre per il principio della “Presunzione di non colpevolezza” sancito dall’articolo 27 della Costituzione Italiana, anche per amministratori che fondamentalmente sono innocenti. Principio che però molte volte però viene eluso intendendo le interdizioni dai pubblici uffici non come misure sanzionatorie ma piuttosto come misure cautelari. La legge, che può essere applicata anche in maniera retroattiva, viola un altro principio costituente: infatti il secondo comma dell'articolo 25 della Costituzione Italiana recita: "Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso".


Ritorno al pre-Severino, quali sono i benefici?

Se si tornasse ad applicare la legge per l’incandidabilità in vigore prima del Decreto Severino, non significherebbe che un condannato in via definitiva potrebbe continuare svolgere il suo incarico nei Pubblici Uffici, ma andrebbe a significare che, in questi casi, la pena accessoria della sospensione e dell’incandidabilità non sarebbe un automatismo, ma bensì sarebbe rimessa alla decisione, caso per caso, di un giudice. Bisogna inoltre considerare un aspetto giuridico di fondo: una misura che incide su un diritto previsto dalla Costituzione, cioè la possibilità di ogni cittadino italiano a candidarsi, dovrebbe essere valutata con discrezionalità in ogni caso, così come avviene in altre situazioni per le pene accessorie, non essere invece frutto di un automatismo.


Vince il si: che cosa succede?

Con il sì viene abrogato il decreto e si cancella così l’automatismo: si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici.


Casi celebri

Caso noto è quello del Sindaco di Castelluccio Inferiore, Paolo Campanella, che a causa della Legge Severino fu sospeso dal suo incarico lo scorso maggio, con aggiunta anche di divieto di dimora nel proprio Comune. L’accusa era quella di aver costruito una piscina all’interno della propria abitazione senza avere gli adeguati permessi, situazione emersa dopo alcune interrogazioni della minoranza. Pochi giorni fa, dopo mesi di vuoto amministrativo, il Sindaco è stato prosciolto e reintegrato al suo ruolo. Ennesimo esempio di errore giudiziario del quale, a farne le spese, ancora una volta sono stati i cittadini.


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