Matteo Mauri: “Saremo politicamente ribelli”
- Redazione
- 18 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Il nuovo coordinatore della Lega Giovani Lombardia, Matteo Mauri, si presenta ai lettori del Carroccio con questa intervista. Le parole d’ordine? Libertà e identità.

Cosa significa guidare un movimento giovanile nel 2025?
“Guidare un movimento giovanile nel 2025 significa cercare di dar voce a una generazione che non accetta più di essere messa all’angolo. Significa anche lottare contro un sistema che ci vorrebbe zitti, omologati, schiacciati dal politicamente corretto.
Vuol dire dare ai giovani un palco per poter urlare le loro idee, come abbiamo fatto noi al congresso di Suisio, dove tanti ragazzi e ragazze si sono riuniti per parlare di politica in un sabato di marzo, dimostrando che abbiamo davvero fame di futuro.
Per me, guidare Lega Giovani Lombardia è un impegno a costruire una ribellione intelligente: non solo protestare, ma anche proporre soluzioni concrete, radicate nei valori di autonomia, identità, lavoro e sicurezza. Vogliamo essere un punto di riferimento per chi, dalle scuole superiori alle università, si sente ghettizzato se non si allinea al pensiero unico dominante”.
Che messaggio vuoi mandare ai tanti giovani che hanno perso fiducia nella politica e che rinunciano alla militanza?
“Capisco la sfiducia dei giovani verso un mondo in cui la politica non si occupa quasi mai di loro o lo fa con misure spot.
La politica vi ha deluso, vi ha fatto promesse vuote, vi ha lasciato con stipendi da fame e un futuro incerto, costringendo tanti di noi a scappare all’estero, come ha sottolineato Matteo Salvini al congresso. Ma mollare non è la risposta! Insieme abbiamo il dovere di provare a cambiare le cose. Non vi chiediamo di fidarvi a occhi chiusi, ma di unirvi a noi per costruire un Paese che investa davvero sui giovani e sul futuro. La politica non è un gioco per vecchi burocrati: è il nostro strumento per riprenderci il domani. Se non lo facciamo noi, lo faranno altri al posto nostro e non ci piacerà il risultato. Noi siamo e saremo la politica di piazza, non dei palazzi.
Serve meno teoria e più soluzioni concrete. Alzate la testa, venite con noi e vediamo chi ha il coraggio di zittirci. Su questo il nostro precedente coordinatore e amico Alessandro Verri, che ringrazio per il lavoro fatto in questi difficilissimi anni, è stato un esempio.
Cosa differenzia la Lega Giovani dagli altri movimenti giovanili?
Noi siamo un movimento, non un partito.
I nostri simboli non sono le cravatte, ma la nostra storica fascetta verde, non è la giacca a doppio petto ma la felpa del nostro amato territorio.
Essere un giovane lombardo significa passare la notte del sabato di Pontida a divertirsi e a parlare di politica fino al mattino, significa farsi chilometri e chilometri con la macchina piena di materiale per le nostre feste senza sentire la stanchezza. In poche parole, significa credere in un sogno: l’autonomia della nostra terra.
La nostra storia è qualcosa di nobile, per noi sacra.
Gli altri movimenti giovanili tutto questo se lo sognano, se la sognano una storia come la nostra.
Tiriamo fuori di nuovo quella fame e quella voglia di fare che ci ha sempre contraddistinto, non pieghiamoci al sistema che ci vuole schiavi e sottomessi, senza paura di essere giudicati!
Di fronte alle grandi sfide per l’Italia del nostro tempo, quali saranno le priorità di questo coordinamento?
Il nostro nemico è quest’Unione Europea, l’Europa dell’élite.
Bruxelles ci impone regole assurde, ma soprattutto ci obbliga ad aprire i confini senza controllo, fino a farci sentire stranieri a casa nostra. Ci spinge a rinunciare alla nostra sovranità per servire gli interessi di pochi burocrati e delle multinazionali. Questa non è l’Europa che vogliamo! Questa Europa non la vuole nessuno, se non pochi noti e interessati. L’Europa, quella che piace a noi, dovrebbe essere una confederazione di popoli liberi, che rispettano le specifiche differenze, non un monolite che schiaccia i cittadini con politiche migratorie folli, burocrazia a non finire e un globalismo che ci vuole tutti uguali, senza identità.
La nostra ribellione parte da qui: riprenderci la nostra autonomia, difendere la nostra identità e costruire un futuro dove i giovani non siano costretti a scegliere tra precarietà e fuga, ma dove possano crescere e prosperare nella loro terra. Non ci fermeremo: il futuro è nostro e noi lo costruiremo con le nostre mani! Partiremo dalle piazze, dalle scuole, dalle università, per ascoltare i giovani e portare avanti proposte concrete, senza paura di essere “politicamente ribelli”.

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