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Filippo Raglio

Molinari: "Lega con gli operai"

A pochi giorni dalle politiche di domenica, abbiamo intervistato l'onorevole Riccardo Molinari, Capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati.


Lei ha sempre dimostrato sensibilità per le tematiche sociali e del lavoro. Oggi siamo di fronte ad una crisi energetica che rischia di provocare fermi produttivi, licenziamenti e chiusure da un lato, rincari per le famiglie dall’altro. Quali provvedimenti ritiene prioritari in caso si stabilisca una maggioranza di centro destra?

Per la Lega, e mi auguro per tutto il centrodestra, intervenire con misure drastiche a sostegno di famiglie e imprese, di fronte ad una situazione di emergenza energetica come quella che stiamo vivendo, è assolutamente prioritario. Sarebbe stata auspicabile in questa direzione una manovra più forte e radicale da parte del Governo Draghi, e la Lega lo ha chiesto con forza, in più occasioni. Lo scostamento di bilancio, in particolare, non può e non deve essere un tabù, se si tratta di un percorso necessario per evitare guai molto maggiori, come i fermi produttivi, i licenziamenti di massa, le chiusure di aziende medie e piccoli. Se si ferma il tessuto produttivo, si ferma il Paese, e tante famiglie si ritrovano senza risorse per far fronte anche ad esigenze primarie. Questo per un partito di popolo come la Lega, da sempre espressione dei ceti produttivi e dei lavoratori, rappresenta una priorità assoluta: e mi auguro fortemente che lo sarà anche per i nostri alleati.


Questi aiuti non rischiano però di arrivare tardi, ora che si insedieranno parlamento e governo?

E’ la grande questione su cui da settimane cerchiamo di alzare la voce, per sensibilizzare Governo e Parlamento. Ma per quanto i nostri gruppi parlamentari siano nutriti, e coesi, queste non sono decisioni che possiamo prendere da soli. Noi siamo pronti a procedere da mesi nella direzione che ho indicato.


Proseguiamo il discorso sulle politiche sociali, ma espandendo la nostra visione dal breve periodo emergenziale al lungo periodo. Ricordando che un sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera a luglio ci dichiarava primo partito tra gli operai. Cosa farà la Lega per la classe lavoratrice?

Nella mia regione, il Piemonte, con il Segretario Federale della Lega, Matteo Salvini, abbiamo deciso di chiudere la campagna elettorale con un comizio di fronte a Mirafiori, da sempre uno dei grandi simboli della classe operaia torinese e italiana, e dell’industria dell’auto. Proprio l’automotive ci ha visti impegnati in questo ultimo anno in una battaglia di grande rilievo.

La mozione della Lega di cui sono stato primo firmatario ha fatto esprimere il nostro Parlamento contro la transizione totale verso l’elettrico entro il 2035, mentre Pd e 5 Stelle al Parlamento Europeo hanno sostenuto questa posizione. Solo con la neutralità tecnologica si può salvare l’industria dei motori e dei componenti tradizionali da un drastico ridimensionamento. Se prevalesse la posizione europea di PD e 5 Stelle in Italia salterebbero 75 mila posti di lavoro. Il voto politico del 25 settembre sarà determinante anche per questo. Sull’automotive Pd e 5 Stelle hanno dato veramente il peggio di sé, sostenendo al Parlamento Europeo una posizione che significherebbe, di fatto, alzare bandiera bianca sull’industria dell’auto italiana. La mozione della Lega ha ottenuto di stanziare nel Dl Energia 1 miliardo all’anno per favorire la riconversione e il sostegno al settore fino al 2030. Il concetto di fondo è che la direzione deve essere quella di sostituire il parco auto più vecchio d’Europa con vetture non necessariamente elettriche, ma a emissioni ridotte. Fondamentale anche che alla Stellantis si chieda di garantire piena occupazione in Italia, rilanciando la produzione di modelli di fascia accessibile e non solo di alta gamma, e che il tavolo costituito al ministero sia permanente. Ho citato l’automotive perché a lungo simbolo della nostra classe operaia: ma la Lega è al fianco degli operai e delle fabbriche sempre e comunque, in tutto il Paese. Per anni, inascoltati, abbiamo lanciato l’allarme contro gli entusiasmi della sinistra per le delocalizzazioni, i cui risultati oggi sono sotto gli occhi di tutti. Il nostro paese ha straordinarie potenzialità, competenze, professionalità: compito della politica è mettere le imprese nelle condizioni di operare bene, e in Italia: a partire naturalmente dalle tutele e garanzie dei lavoratori. E la Lega è al fianco anche dei lavoratori alla soglia della pensione: quota cento ha consentito a centinaia di migliaia di persone, spesso con lavori usuranti, di ritirarsi ad un’età dignitosa, lasciando spazio ai più giovani. Nessuno credeva fosse possibile, ma noi ci abbiamo creduto, e abbiamo dimostrato, conti alla mano, che si può e si deve fare. Quando saremo al Governo con il centro destra continueremo su questa linea di tutela della gente che lavora, con quota 41, e anche insistendo sul taglio del cuneo fiscale, e la detassazione di straordinari e bonus. Solo così si dà respiro alle imprese, e si difendono i salari da un’inflazione mai così elevata da decenni.


Invece cosa ci dice del PNRR alla luce dell’evolversi degli eventi? Secondo Conte bisognerebbe addirittura replicare lo strumento con un nuovo “PNRR energetico”.

I 5 Stelle per anni hanno teorizzato la decrescita felice: la chiusura dell’Ilva con la trasformazione degli impianti in ‘parco giochi’, lo stop a tutte le grandi opere, e un’assistenza ‘a pioggia’ che vorrebbero alimentare con una bella patrimoniale ai danni di chi ha qualche risparmio, o una casa di proprietà e un’altra affittata o sfitta. Non mi porrei quindi il problema di cosa propongono, specie ora che molti loro ex elettori, dopo averli visti all’opera, hanno capito la loro inconsistenza. Il PNRR, con i suoi quasi 191,5 miliardi di euro destinati all’Italia da impiegare nel periodo 2021-2026, è uno strumento da sfruttare al meglio, ma non è la panacea di tutti i mali. Anche perché, non scordiamocelo, solo 68,9 miliardi sono a fondo perduto, mentre 122,6 miliardi vanno comunque restituiti, sia pur con interessi agevolati. È purtroppo evidente che l’impennata dei costi dell’energia, e di tutte le materie prime, avrà conseguenze anche su questo fronte, e non pochi progetti potrebbero subire ritardi. È però fondamentale che dai territori (e così è stato finora, almeno al Nord) siano presentati progetti seri e coerenti, sia pubblici che privati, in maniera tale da intercettare più risorse possibili, sempre in una logica di vera modernizzazione delle infrastrutture indispensabili al nostro paese.


Infine, Le chiedo, secondo Lei, per quale ragione un elettore dovrebbe disegnare la croce sul nostro simbolo, anziché su quello di Fratelli d’Italia?

Ce ne sono tante, di ragioni. Quella di centro destra è un’alleanza coesa e leale, ma ogni partito ha forti specificità. La Lega ha fortissime radici nel Nord del Paese, nelle regioni più forti e produttive. Da sempre la nostra forza è la capacità di ascoltare le esigenze delle comunità territoriali, anche le più piccole, come le aree marginali, montane e rurali, spesso dimenticate dai politici ‘di città’, portando la loro voce ai tavoli in cui si prendono le decisioni, puntando i piedi quando serve. Per questo è fondamentale che, in particolare le regioni del Nord, siano rappresentate da chi ha qui, e non a Roma, le proprie origini e radici. Cito la nostra battaglia per autonomia differenziata e federalismo, che trae la sua ispirazione da una corretta applicazione dell’articolo 116 della Costituzione, titolo V, così come modificato nel 2001.

E poi con Fratelli d’Italia c’è una netta differenza di matrice politica: loro sono il partito di destra, noi il partito dei territori. Alleati, ma diversi. Una Lega forte significherà, per i prossimi 5 anni, poter contare su un Governo che metterà proprio i temi del territorio in cima alla sua agenda.

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