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Cari (giovani) lombardi, buon voto

Cari giovani lombardi, buon voto.


Questa domenica dalle 7 alle 23 il Paese, dopo una lunga e sofferta attesa, è richiamato alle urne per la formazione delle Camere per la tanto attesa XIX legislatura. Che attesa asfissiante, interminabile. E segnata da quanti insostenibili eventi. Siamo stati privati per anni del diritto democratico di scegliere i nostri rappresentanti. E, sì, lo so che «al voto, per Costituzione, ci sia va ogni cinque anni», lo so che «in una democrazia rappresentativa il governo lo sceglie il parlamento». Siamo abbastanza grandi e istruiti per conoscere queste ovvietà, quanto lo siamo per comprendere che la democrazia non funziona a frasi fatte, e che, se si rinuncia ai principi democratici di base, quali la libertà d'espressione, di circolazione, di istruzione, e di voto, si rinuncia alla democrazia stessa. E questo abbiamo fatto in questi ultimi due anni. Ripercorriamo brevemente l'iter della legislatura venutasi a chiudere il luglio scorso (più o meno improvvisamente) con la rinuncia di Mario Draghi (è proprio lui ad aver preferito dimettersi, escludendo qualsiasi possibile secondo mandato, quando gli sarebbe bastato escludere il Movimento 5 Stelle dall'esecutivo, per poter continuare indisturbato l'operato del suo governo fino al termine della legislatura). 4 marzo: esito incerto, Mattarella prova a dare l'incarico a Cottarelli (per inciso: oggi candidato con il centrosinistra – guarda un po'! – nel mio collegio, anche se a Cremona io Cottarelli – prima della campagna elettorale – non l'ho mai visto...), Lega e 5 Stelle mettono da parte le varie (e non poche) divergenze e formano un governo a guida “avvocato del popolo” Conte (poi rivelatosi avvocato di sé stesso, e un po' anche del diavolo). Lo strambo matrimonio dura un annetto, con risultati anche tutt'altro che disastrosi (portiamo a casa Quota 100, prima fase di Flat tax, i decreti sicurezza,...), finché, dopo le Europee che vedono la Lega trionfante, il M5S inizia a intralciare l'operato del governo, facendo riemergere tutte quelle divergenze che per un primo momento si erano riuscite a tenere a bada. Poco male per i grillini, che in breve tempo allestiscono (con il prezioso assist di Matteo Renzi, grande stratega quanto grande pallone gonfiato) il pietoso esperimento giallorosso con il “partito di Bibbiano”. Arriva il Covid. Conte si improvvisa autocrate (con i toni di un dittatore, ma con la credibilità di un giullare, quale da tempo si era rivelato). Di nuovo Renzi. Nasce Italia Viva, cade il Conte II, arriva Draghi, con tutti i partiti schierati – almeno a parole – dalla parte dell'Italia, al di là delle differenze ideologiche. Il patto tiene finché Draghi non si stufa (dopo aver sfiorato il Quirinale) delle beghe tra i partiti, fa le valige e lascia orfani i partiti, che da un momento all'altro si trovano costretti a imbastire una delle più becere campagne elettorali mai viste, tra balletti su TikTok, presunte ingerenze estere, calunnie, insulti personali e, più in generale, un complessivo svilimento di qualsivoglia rimasuglio di onore e credibilità della politica.


Domenica si vota per rinnovare un parlamento molto diverso da quello del 2018. Innanzitutto, un parlamento tagliato. Che abbiate votato a favore o meno del taglio dei parlamentari, sappiatelo: qualcosa non è andato nel verso giusto, e per pochi spiccioli, abbiamo danneggiato il sistema rappresentativo italiano. Una scelta a dir poco azzardata, figlia di un progressivo degrado istituzionale che, come una zaffata di aria inquinata in una grande città, è arrivata in politica con l'ingresso del Movimento 5 Stelle nel parlamento italiano. Anni e anni di demagogia grillina hanno portato inevitabilmente a un impoverimento culturale degli italiani, sia istituzionale che, a mio avviso, intellettuale.


C'è da dire che è difficile, oggi, trovare un partito che non si sia prestato all'onda demagogica-personalistica che la politica ha vissuto in questi ultimi anni. Tutti i partiti hanno trovato nei loro armadi qualche scheletro al termine di questa campagna elettorale, e ognuno di loro si è dovuto confrontare con sé stesso, sapendo di non poter uscire immacolato dalle forche caudine del giudizio popolare. Qualcuno domenica verrà premiato, qualcun altro no, ma il consenso è duttile, fluido. Sono le idee a restare.


Perché, dunque, andare a votare Lega questa domenica?


Qualche dubbio è assolutamente comprensibile: gli ultimi anni hanno visto una sequela di venti (ed eventi) avversi, che hanno ridotto la forza e il consenso del nostro partito. Ma domenica votiamo con il cuore e con la testa Lega perché:


  1. siamo l'unico partito con un'idea seria sulla tutela dell'ambiente: da proteggere senza scadere negli isterismi gretini dell'ideologia forsennata, puntando a una crescita del Paese che però non sia sorda alla necessità di proteggere gli ecosistemi e i paesaggi della nostra terra;

  2. siamo l'unico partito che vuole davvero tutelare operai, lavoratori e disoccupati: non vogliamo eliminare, ma rivedere radicalmente il reddito di cittadinanza, vogliamo eliminare definitivamente la legge Fornero con Quota 41 e da sempre lottiamo a difesa degli operai (a questo proposito, vi rimando alla bella intervista all'onorevole Riccardo Molinari, pubblicata ieri sulla nostra rivista);

  3. siamo stati il primo partito in Italia a proporre il ritorno dell'energia nucleare di ultima generazione per fronteggiare le future crisi energetiche e per investire sull'innovazione (anche in questo caso vi rimando a un articolo pubblicato da noi qualche mese fa);

  4. siamo l'unico partito che da sempre chiede l'autonomia delle regioni e uno stato più moderno, libero e meno appesantito dalla proverbiale burocrazia romana alla Asterix e Obelix;

  5. siamo l'unico partito che vorrebbe per davvero un'Italia libera e sovrana, in Europa e nel mondo. Qualche ambiguità riscontrata negli ultimi mesi non deve farci dimenticare chi siamo e per cosa combattiamo: vogliamo riformare l'Europa, perché l'Unione Europea di cui facciamo parte oggi, non solo non rispecchia i principi che hanno portato alla sua nascita, ma soprattutto non funziona e si serve di alcuni Paesi a favore di altri, e certamente non vogliamo essere servi di nessuno stato estero. L'Italia deve essere per noi una nazione sovrana, non come la vorrebbero altri partiti, cioè magari un po' più autonoma in Europa, ma totalmente asservita agli Stati Uniti.

  6. Siamo il partito del buon governo, dell'amministrazione di buon senso. Dove governiamo, sia nei tanti comuni, sia nelle regioni, il territorio cresce, prospera, compete con le sfide moderne.


Nessun partito è perfetto e, lo sappiamo, la tentazione di mandare tutti a cagare e non votare alletta oggi più che mai. Ma domenica si sceglie il futuro di questo Paese per i prossimi cinque anni. Io, sommessamente, consiglio di votare Lega.


Cari giovani lombardi, cari giovani italiani.

Cara Italia, pensaci bene.


Buon voto.

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